Manifesto degli intellettuali per Bersani

All'opera utile ma circoscritta del governo ‘tecnico’ deve seguire, dopo le elezioni, una fase apertamente politica, legittimata dai cittadini, di ricostruzione economica sociale e civile del nostro Paese, che deve trovare le forze per uscire dai disastri dell’era Berlusconi.
Davanti alle esigenze imponenti a cui deve fare fronte, il sistema politico è, anche per sua responsabilità, delegittimato, debole,  poco capace di esprimere iniziative, tanto che se ne ipotizzano avventurose proposte di azzeramento totale. L’opinione pubblica è indignata ed esasperata per l’inefficienza e la corruzione della politica, per gli scandali e gli sprechi, e si affida a soluzioni astensionistiche o populistiche. La tenuta della democrazia è sfibrata anche dalle difficoltà crescenti che i cittadini incontrano nella loro vita quotidiana, a cui la politica non dà risposta.
L’unico partito non personale, non leaderistico, non padronale, non occasionale, è il Pd: la sola forza di rilievo che, oltre a essere inserita a pieno titolo nel sistema politico e ideale europeo, ha radici reali nella storia democratica del Paese. Il Pd costituisce il perno del futuro politico italiano, l’elemento trainante di una maggioranza che si impegni a fare uscire l’Italia dalla più grave crisi del dopoguerra.
Non  a caso, la consapevolezza che un superamento democratico della crisi può passare solo attraverso il ruolo centrale del Pd spinge alcuni a tentare di affidare alla tecnica la soluzione dei problemi, e di lasciare alla politica un ruolo subalterno – gli ipotizzati governi di unità nazionale sarebbero per forza di cose non incisivi –. Una tecnocrazia senza fine che dichiara in anticipo l’irrilevanza del voto dei cittadini.
Il Pd conosce oggi con le primarie una dialettica di partito e di coalizione che vede concorrere diverse personalità e diversi progetti politici. E infatti la vera novità di cui gli italiani hanno bisogno è una politica che si faccia carico dell’interesse generale del Paese. E non una politica spettacolare e superficiale e plebiscitaria, postideologica e postculturale, demagogica e giovanilistica, che si accontenta di facili slogan  e che non marca la differenza fondamentale fra destra e sinistra; una politica che si tiene le mani libere per il futuro, e non fa chiarezza né sui programmi né sulla indisponibilità del Pd a entrare in un governo insieme con la destra. Questa è una politica vecchia; è la politica delle ambizioni personali e della propagazione di illusioni, a cui seguono sempre le delusioni. Se il rinnovamento è l’esigenza imperativa del presente, esso non coincide con una mera dimensione generazionale e anagrafica: al contrario, deve essere fondato su basi analitiche serie e su un’adeguata progettualità.
La vera novità è quindi la prospettiva che l’Italia sia governata non più da improvvisatori populisti né da pur valenti tecnici prestati alla politica, ma da un  politico competente e legittimato dal consenso popolare come Pier Luigi Bersani; un politico che ha fra i propri obiettivi la fedeltà alla legalità costituzionale, con quanto ne consegue in termini di tutela dei diritti del lavoro, della salute, della ricerca scientifica e tecnologica, dell’ambiente e del patrimonio artistico e culturale; che progetta una credibile alleanza di governo per reinterpretare la cosiddetta Agenda Monti nella direzione dell’equità, della lotta contro le disuguaglianze sociali, dello sviluppo, e che, pur consapevole della complessità dei problemi che l’Italia ha davanti,  è tuttavia capace dell’entusiasmo e del coraggio di accettare una sfida a cui avrebbe potuto legittimamente sottrarsi. Un politico che valorizza sia le esperienze e le competenze, sia le aspirazioni delle molte giovani energie attive del Pd e del Paese; e che ha il peso sufficiente in Italia e in Europa per far valere con realismo e autorevolezza le ragioni della politica anche rispetto a vecchie e nuove tentazioni tecnocratiche. Una candidatura, quella di Bersani, che non divide il Pd, che non lo snatura, che non ne mette a repentaglio il ruolo centrale, e che al tempo stesso si rivolge anche a un elettorato riformista e di centrosinistra diffuso, nel quale molti di noi, anche non vincolati dall’appartenenza al partito, si riconoscono  in un comune impegno per il rinnovamento della politica.
Per questi motivi sosteniamo Pier Luigi Bersani nella competizione per le elezioni primarie, convinti che rappresenti l’opzione più opportuna in vista della ricostruzione della politica e dell’Italia. 

Primi firmatari: Carlo Galli, Miguel Gotor, Aris Accornero, Massimo Adinolfi, Marco Almagisti, Gian Mario Anselmi, Alberto Asor Rosa, Luca Baccelli, Emilio Barucci, Andrea Battistini, Laura Bazzicalupo, Franco Benigno, Carlo Bernardini, Salvatore Bragantini, Maurizio Calvesi, Campos Venuti Giuseppe, Maria Chiara Carrozza, Elena Cattaneo, Michele Ciliberto, Pier Luigi Ciocca, Luisa Corazza, Massimo D'Antoni, Philippe Daverio, Alberto De Bernardi, Mario De Caro, Marcello De Cecco, Carlo Dell'Aringa, Carmine Donzelli, Luigi Ferrajoli, Maurizio Ferraris, Giulio Ferroni, Maurizio Fioravanti, Gigliola Fragnito, Paola Gaiotti, Andrea Giorgis, Claudio Giunta, Vittorio Gregotti, Enrico Guglielminetti, Giandomenico Iannetti, Marco Mancini, Diego Marconi, Michela Marzano, Alberto Melloni, Pietro Modiano, Micaela Morelli, Michele Nicoletti, Serena Noceti, Laura Pennacchi, Ugo Perone, Geminello Preterossi, Paolo Prodi, Michele Prospero, Silvio Pons, Alfredo Reichlin, Virginio Rognoni, Alessandro Rosina, Marco Santagata, Giovanni Signorello, Walter Tega, Luisa Torchia, Mario Tronti, Francesco Tuccari, Nadia Urbinati, Giuseppe Vacca, Salvatore Veca, Gianni Venturi, Vincenzo Visco.